SINOSSI
Ysobel è una ragazzina timida e minuta che non ha mai conosciuto i genitori e vive, assieme ai tutori Jean Braidfute e Angus Macayre, in un castello dall’aspetto austero immerso nella desolata brughiera scozzese. Fin dall’infanzia, la bambina mostra di essere dotata di un particolare “dono” che la rende diversa da tutti gli altri bambini; ella ha il “potere di vedere oltre le cose” e di entrare in contatto con le anime dei defunti, ormai libere dalle sofferenze e dalle paure dell’esistenza. “Le anime bianche” (“The White People” nella versione originale) è un romanzo breve in cui la celebre autrice dei ben più conosciuti “Il piccolo Lord” (1886) e “Il giardino segreto” (1911) presenta, attraverso gli occhi della propria protagonista, le sue personali considerazioni circa ciò che attende l’uomo dopo la morte. Si tratta di un racconto carico di motivi gotici, di verità e saggezza, in cui emergono non soltanto il talento narrativo dell’autrice ma anche alcuni dettagli che rimandano al personale rapporto con il suo primogenito e con la religione.
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RECENSIONE
Ben trovati a tutti! Oggi ho intenzione di parlarvi del
racconto (troppo corto a mio avviso per considerarlo romanzo) “Le Anime
Bianche” di Frances Hodgson Burnett.
La protagonista, Ysobel, ha perso prematuramente i genitori
e, pertanto, vive in un castello austero della brughiera scozzese con due tutori,
Angus e Jean, i quali hanno cercato di proteggere la giovane, ponendola in una
campana di vetro, azzerando la vita sociale, a parte qualche uscita sporadica
in quel di Londra.
Fin dalla nascita, la giovane Ysobel ha il potere di vedere
delle persone che descrive come bellissime ma soprattutto luminose, da qui il
titolo, Anime Bianche.
Oltre a non uscire dal castello, la campana di vetro posta
dai tutori si nota quando, messi al corrente di chi Ysobel incontra, rinunciano
a raccontarle le loro storie, per non turbarla troppo.
Per tutta la durata del racconto, leggiamo degli incontri
tra Ysobel e queste persone che lei crede vere, facendoci stringere il cuore
per l’innocenza con cui si relaziona a loro.
Per lei non sono spiriti, fantasmi, o come si vogliano
chiamare, ma persone vere, vive; tra loro c’è la sua prima amica, ci sono lo
Scrittore e la Madre, persone che amano Ysobel e traggono in un certo senso dei
benefici da questa conoscenza.
Devo essere sincera, questo racconto è ben lontano dal
genere che solitamente leggo, ma ero incuriosita dal titolo e dalla copertina.
Lo stile della scrittrice è pulito, descrive in modo sublime
la brughiera scozzese, dà l’impressione di essere dentro al libro, ma ha un ritmo
lentissimo, risultando poco coinvolgente, mancano i colpi di scena.
Non riuscivo a capire per quale motivo l’assecondamento
delle visioni, perché nessuno si prendeva la briga di dire a questa ragazza che
quelle persone non erano reali, ma persone morte, passate oltre.
La ragazza ci è arrivata solo in età adulta, senza rimanerne
scioccata, delusa o altro.
Ho letto la biografia dell’autrice, questo libro è stato
scritto dopo la morte del figlio quindicenne, e i tasselli hanno trovato il
loro posto nella mia mente: ha voluto stemperare la paura della morte, far
capire che ci può essere una vita nell’aldilà, che non bisogna vivere male il
lutto.
Non è una lettura pesante, si legge facilmente e
velocemente, quasi come se fosse un piccolo sogno. Se vi incuriosisce la parte
dei fantasmi, degli spiriti, dell’idea della morte non come parte finale del
viaggio, ma solo una tappa, questo racconto fa per voi!
3 stelle
di Ilenia Bernardini
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